Una terra chiamata Molise
Non ho mai creduto nei confini perché pretendono di esaltare
delle diversità che non ci sono o che sfumano piano piano. Eppure ci hanno
chiuso in una sorta di recinto immaginario: questo qui è il Molise da cui, per
sberleffo, tanti hanno preso le distanze ritenendolo una terra di mezzo vuota e
disabitata.
Occorre gente di frontiera: persone sull’uscio che invitano
i passanti a fermarsi e a guardarsi attorno in maniera un po’ inusuale. Il
Molise bisogna girarlo per apprezzare quei piccoli posti che custodiscono,
gelosamente, il loro contributo di storia, di arte e di cultura.
Il “Molise non si espone” sarebbe il motto corretto: è
timido, chiuso, a volte serrato. Non si capisce se ha vergogna di farsi avanti
o se preferisce riservare alcuni suoi caratteri peculiari e fragili. Non è
semplice trovare il modo per raccontarlo con originalità e assoluto rispetto
per cui bisogna rendere merito a chi ci riesce. Mi riferisco, in questo caso,
alla fiction “Una terra chiamata Molise”. Si tratta di un bel lavoro di
fantasia e ricerca le cui trame sono imbastite per rivelare il Molise nascosto
fatto di paesaggi apprezzabili, attività imprenditoriali e artigianali di
spicco, persone semplici e luoghi inaspettati che suscitano stupore. Trovo
straordinario il modo in cui questo progetto è nato e viene portato avanti dall’associazione
“Il villaggio della cultura” proponendo, dopo le venti puntate della prima
serie, una seconda edizione con spunti nuovi e storie più articolate. Guardando
la prima serie, ho imparato un sacco di cose e mi sono divertito...e mi sono
divertito pure nella seconda serie ma un’altra volta vi racconterò perché! Intanto
preparatevi: manca davvero poco alla nuova stagione di “Una terra chiamata
Molise”!
A tutto lo staff faccio i miei migliori auguri concludendo
con il classico “...Come diceva Tizio”:
“Senza un’idea non c’è di che discutere; con un’idea ma
senza coraggio non si comincia. Per il successo bisogna aggiungere, ancora, la
passione”.